27 enero 2022

Bertha Zúniga “Le trasformazioni devono venire dai popoli”

Copinh chiede al nuovo governo di creare le basi per il cambiamento e si manterrà vigile

Di Giorgio Trucchi | LINyM 

Oggi la presidentessa eletta Xiomara Castro, il capo di stato più votato nella storia recente dell'Honduras, assumerà l’esercizio delle proprie funzioni. 

Presterà giuramento di fronte a migliaia di persone e invitati speciali, tra cui le vicepresidentesse di Argentina e Stati Uniti Cristina Fernández e Kamala Harris, che riempiranno lo stadio nazionale, ridipinto coi colori bianco e celeste della bandiera nazionale e con le immagini degli eroi e martiri della resistenza contro le dittature e i colpi di Stato che hanno caratterizzato la storia degli ultimi decenni del paese centroamericano.

Le celebrazioni avvengono nel bel mezzo di una crisi istituzionale generata dalla decisione di 18 deputati del Partito libertà e rifondazione, Libre, che affonda le sue radici nella resistenza popolare contro il colpo di stato del 2009, di votare insieme ai partiti tradizionali per eleggere una giunta direttiva del Congresso diversa da quella concordata con gli alleati.

Nonostante l’incontro avvenuto durante la serata di ieri (26 gennaio) tra la presidentessa Xiomara Castro e il deputato transfuga Jorge Calix, eletto presidente della nuova giunta coi voti della destra honduregna e principale ispiratore del golpe parlamentare, quella che doveva essere una grande festa popolare per l’inizio del nuovo governo e la vittoria elettorale su chi ha devastato le istituzioni e fatto precipitare nella povertà più del 70% della popolazione, rischia di essere rovinata da una crisi parlamentare dai contorni ancora molto incerti.

Nei giorni scorsi, Xiomara Castro ha ricevuto il sostegno di migliaia di persone che si sono riunite di fronte al Congresso e ha garantito che il progetto di rifondazione del paese continuerà il suo corso. Continuano anche i lavori della commissione di transizione per i movimenti sociali (leggi qui un articolo in spagnolo sul lavoro svolto dalla commissione), per completare la sistematizzazione delle proposte presentate dai diversi settori della società honduregna, per poi tradurle in politiche pubbliche.

È in questo contesto che abbiamo conversato con Bertha Zúniga Cáceres, coordinatrice del Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell'Honduras (Copinh).

“Come Copinh abbiamo partecipato a vari tavoli e abbiamo presentato otto punti (leggi qui in spagnolo la proposta completa) per il rispetto dei diritti e dei territori delle popolazioni indigene. Naturalmente, ogni punto è composto da diverse proposte”, ha spiegato Zúniga.

Gli otto punti fanno riferimento alla creazione di una politica globale per la protezione della vita, la cultura e le cosmovisioni delle comunità indigene, il riconoscimento da parte dello Stato del possesso storico ancestrale delle terre delle comunità indigene, attraverso la regolarizzazione e la consegna di titoli comunitari.

“In Honduras c'è un conflitto storico irrisolto sulla terra. Le autorità non hanno mai riconosciuto il diritto che i nostri popoli hanno sui loro territori. Molte comunità, pur abitando lì da secoli, non hanno documenti che garantiscano loro la proprietà di queste terre. Questo li espone a gravi conflitti, all’espulsione e all'occupazione illegale dei loro territori per la realizzazione di megaprogetti estrattivi”, ha continuato la coordinatrice del Copinh.

Altri punti riguardano il riconoscimento delle autorità indigene e la loro autonomia territoriale, compresi i diritti alla consultazione e al consenso libero e informato, lo stanziamento di fondi per le popolazioni indigene (minimo vitale) per garantire l'esistenza e la qualità della vita delle comunità, nonché la creazione di un comitato nazionale per la trasparenza e il controllo della gestione di detti fondi.

Il Copinh ha anche proposto un audit finanziario e l'epurazione di quelle istituzioni pubbliche legate ai popoli indigeni, che hanno operato negli ultimi dodici anni di governi corrotti.

Giustizia per Berta

L’organizzazione indigena Lenca ha infine chiesto al nuovo governo di aprire un tavolo di alto livello composto da istituzioni statali, organizzazioni internazionali e vittime, per indagare, perseguire e punire tutti i responsabili dell'omicidio della co-fondatrice ed ex coordinatrice del Copinh, Berta Cáceres, e dei reati connessi, garantendo verità, giustizia, riparazione e non ripetizione.

“Abbiamo presentato molte proposte e abbiamo cercato di renderle complementari a quelle presentate da altre organizzazioni indigene e nere honduregne”, ha spiegato.

Sia Zúniga che il Copinh hanno ben chiaro che tutti questi anni di politiche neoliberiste, di corruzione e saccheggio delle istituzioni, di strategie giuridiche tese a tutelare gli interessi dei gruppi di potere, delle multinazionali e dei settori politici golpisti e post golpisti, costituiranno un ostacolo importante per il nuovo governo.

Le trasformazioni vengono dai popoli

“Quello di Xiomara (Castro) è per noi un governo di transizione e sappiamo che non sarà in grado di generare tutte le trasformazioni che vorremmo. Tuttavia, ciò che ci auguriamo è che possa gettare le fondamenta, porre le basi per una trasformazione più profonda del paese.

Non si può parlare di garantire i diritti dei popoli indigeni senza toccare gli interessi delle grandi corporazioni, dei grandi capitali, che hanno un'enorme influenza sulla politica e sull’economia del nostro paese.

È importante - ha proseguito Zúniga - avanzare nel compimento di grandi promesse, come ad esempio la creazione di un'assemblea costituente popolare e originaria, la garanzia dei diritti fondamentali e lo smantellamento della struttura corrotta che ha saccheggiato le arche statali.

Sappiamo che non sarà facile e sappiamo anche che i cambiamenti e le trasformazioni devono venire dai popoli e devono passare necessariamente dalla partecipazione attiva, permanente e sostenuta di tutte le organizzazioni sociali e popolari”, ha sottolineato.

Per la dirigente del Copinh, i prossimi quattro anni dovranno anche servire al movimento sociale e popolare honduregno per rafforzare l'organizzazione di base, la lotta comunitaria, l'articolazione sociale e per essere più preparati a difendere gli interessi popolari.

“Dobbiamo essere una società civile attiva, combattiva e mobilitata. Dobbiamo sfruttare questo momento, che è di speranza, per favorire un maggiore e sempre più profondo impegno delle organizzazioni e delle persone. Questo è essenziale se vogliamo che le cose cambino davvero”, ha concluso Zúniga.

 

Fonte: LINyM (spagnolo)

Traduzione: redazione LINyM