Di Giorgio Trucchi | Rel UITA/LINyM
In Honduras, come in tutto il mondo, il 28 giugno si celebra la Giornata mondiale dell’orgoglio Lgbti. Una data che nel paese centroamericano coincide con la commemorazione dell'inizio della resistenza popolare contro il golpe civico-militare del 2009.
Una mobilitazione, quella, che ha visto la comunità Lgbti in prima linea contro gli assassini in uniforme e quelli in giacca e cravatta, esponendo il petto alle pallottole e sommando martiri proprio come tanti altri settori, organizzati o meno, della società honduregna in resistenza.
Quattordici anni dopo, con il partito sorto come braccio politico di quella resistenza popolare ora al governo, guidato dalla prima donna presidente dell'Honduras, la situazione della comunità Lgbti continua a essere, eufemisticamente parlando, difficile.
A questo ritmo, il 2023 potrebbe diventare l'anno più mortale per la comunità Lgbti honduregna.
Tra il 2017 e il 2022 sono state registrate 196 morti violente di persone Lgbti e 3 casi di sparizione forzata. Il 2022 e il 2019 sono stati gli anni più violenti, con 43 e 40 omicidi. Una lettura più approfondita evidenzia che le principali vittime sono uomini gay (115), seguiti dalle persone transessuali (43) e dalle donne lesbiche (38).
Ad oggi, quindi, in Honduras sono 226 le persone Lgbti vittime di morte violenta e 3 quelle scomparse (due donne trans e un uomo gay).
Dal colpo di stato del 2009 ad oggi, sono state 459 le persone della diversità sessuale assassinate in quasi totale impunità. Delle vittime, il 57% erano uomini gay, il 20% donne trans e il 14% donne lesbiche.
Impunità consolidata
Delle 196 morti violente e delle tre sparizioni, solo 49 casi (24,6%) sono arrivati in tribunale e solo in 13 di essi è stata emessa una sentenza di condanna (6,5%).
L'Osservatorio della Rete Cattrachas spiega inoltre che in nessuna delle condanne è stata applicata l'aggravante per “odio per l'orientamento sessuale e l'identità di genere”, contemplata dal codice penale.
Fonte: Rel UITA (spagnolo)