Continuano le manifestazioni in Italia per un cessate il fuoco in Ucraina e contro tutte le guerre
Giorgio Trucchi | Rel UITA / LINyM
Continuano le mobilitazioni in Italia e in Europa contro la guerra in Ucraina e le tante, troppe, guerre dimenticate, per l'apertura di corridoi umanitari per tutte le persone in fuga, per il disarmo delle potenze mondiali, la riconversione dell'industria bellica, contro i signori della guerra e l'economia capitalista che beneficia dei conflitti.
La città di Milano è scesa nuovamente in piazza lo scorso sabato, convocata da Milano antifascista, antirazzista, meticcia e solidale. Abbiamo conversato con Anna Camposampiero, tra le organizzatrici dellattività che ha coinvolto centinaia di persone.
*** Guarda le foto della manifestazione QUI sulla LINyM ***
- Quali sono gli obiettivi e i contenuti di questa nuova mobilitazione?
- Segna la rinascita di un movimento contro la guerra e per la pace a Milano. La proposta non è solo quella di manifestare tutti i fine settimana, ma anche di riflettere più a fondo su questi temi.
Condanniamo tanto l'attacco russo all'Ucraina, come l'espansione della Nato in Europa e la corsa agli armamenti in Italia e nellUnione Europea.
Guerra chiama guerra. Non è possibile che, invece di promuovere una soluzione diplomatica, ci si schieri con una parte e vengano inviate armi, in violazione alla nostra Costituzione e al buon senso.
Voglio essere chiara. Qui nessuno è d'accordo con l'invasione dell'Ucraina, perché è un atto di guerra e il popolo ucraino è la principale vittima di questa follia. Tuttavia, non possiamo accettare una soluzione armata che ci porti pericolosamente verso una terza guerra mondiale.
- Che ruolo giocano gli Stati Uniti e la Nato?
- Che la Nato si sia espansa in modo significativo verso l'Europa orientale è una cosa evidente e visibile a tutti. È altrettanto chiaro che tale espansione non sia stato sicuramente il modo migliore per mantenere relazioni stabili con la Russia.
Dietro a tutto ciò che sta accadendo ci sono poi anche ragioni commerciali e il riequilibrio dei poteri nella regione, in un sistema internazionale caratterizzato da una nuova multipolarità globale.
Da questa crisi ne usciremo sconfitti, sia come popolo italiano che europeo, con gravi ripercussioni socioeconomiche e nel mezzo di una corsa agli armamenti che ci allontana sempre più dallo spirito che ha motivato la nascita dell'Unione Europea.
- Milano dice NO alla guerra, ma anche NO al modello neoliberista-capitalista.
- L'Italia si è piegata alle richieste della Nato, e quindi anche degli Stati Uniti, di aumentare la spesa militare. Attualmente siamo all'1,6% del PIL (circa 25 miliardi di euro allanno) e dovrebbe raggiungere il 2% (38 miliardi, cioè 104 milioni al giorno) entro il 2024. Negli ultimi tre anni, la spesa militare è aumentata del 20%.
Ciò va a scapito della spesa sociale, della creazione di posti di lavoro, della cosiddetta transizione ecologica. Ora ci dicono che, sulla scia della crisi energetica che stiamo affrontando, dobbiamo tornare al carbone e fare nuovi e più profondi sacrifici.
Chi ci guadagna? Il modello capitalista e le stesse multinazionali che gestiscono i prezzi del mercato energetico, che producono e vendono armi, che si nutrono di guerre.
Il nostro è dunque un NO forte e deciso contro tutte le guerre e un NO ancora più forte contro questo modello politico ed economico di morte.
- Contro tutte le guerre...
- C'è molta ipocrisia sul tema della guerra e qui la classe politica va di pari passo con i media. Ci sono guerre dimenticate, ci sono aggressori e invasori impuniti di cui nessuno vuole parlare, ci sono popoli e profughi di serie B.
Solo pochi mesi fa, sugli stessi confini dove ora si accolgono donne e bambini ucraini, altre persone che fuggivano da altre guerre erano respinti con violenza, con lancio di gas lacrimogeni, l'utilizzo di idranti e con pallottole.
Uomini, donne, anziani, ragazzi e bambini lasciati in mezzo alla neve, dietro a muri di filo spinato. Migliaia di persone morte nel tentativo di attraversare il Mar Mediterraneo. Se non è questa ipocrisia...
Le famiglie, le persone, i ragazzi e le ragazze, i bambini e le bambine che fuggono da una guerra hanno gli stessi bisogni e diritti, indipendentemente dal colore della pelle o da quale guerra fuggono. La guerra fa schifo sempre e ovunque.
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